L’Antica Farmacia Pesci –una delle più storiche farmacie romane- è ubicata, con vari piccoli spostamenti, nella Piazza della Fontana di Trevi. Fondata nel 1552, per volere papale con lo scopo di distribuire i medicinali a poveri e bisognosi della zona, oggi conserva ancora gli arredi e le suppellettili originali.
La ‘ spezieria e cereria’, gestita nei secoli dalle famiglie Corsi e Mansueti, fu infatti sempre sotto la protezione dei pontefici ed è stata un punto di riferimento per i suoi prodotti terapeutici. Nel suo laboratorio veniva preparata la TERIACA, un famoso elettuario, conservato in un recipiente di pietra; questo medicamento antichissimo, fu ideato da Andromaco, medico di Nerone, fu usato per circa 20 secoli per curare la maggior parte delle malattie e la sua formulazione subì modifiche nel corso del tempo, fino a contenere circa 100 componenti. Oltremodo rinomato era il BALSAMO INNOCENZIANO, composto su richiesta di Innocenzo XI, un macerato di balsami ed altri componenti, molto usato nel 600, per cicatrizzare ferite e lenire contusioni e dolori, come si legge in un documento dell’epoca esposto ancora oggi nella farmacia.
Gli storici arredi della farmacia mettono in mostra, sugli scaffali dell’epoca, le diverse scatole in legno di sandalo, che oltre ad essere malleabile per creare queste scatole stondate, risultava possedere proprietà antiparassitarie, quindi adatto a conservare le droghe essiccate o fresche. La spezieria oltre ad essere il luogo dove venivano conservati e si allestivano i medicamenti, era anche il luogo dove venivano venduti; di conseguenza le scatole con le iscrizioni relative ai contenuti, erano garanzia di professionalità e dell’offerta terapeutica che tale Farmacia rappresentava per Roma nel corso dei secoli.
Nel XVIII secolo veniva citata come una delle spezierie con una intensa attività nel campo farmaceutico.
Fra le curiose iscrizioni dei contenitori, solo per ricordarne alcune, si può leggere:
“vipere secche”, componente principale della Teriaca;
“sangue di drago”, un succo gommoso e resinoso di color rosso vivo dall’odore aromatico della vaniglia con proprietà astringenti, particolarmente raccomandato nelle emorragie;
“legno santo”, considerato ricco di proprietà positive per il sistema linfatico, ma usato anche contro reumatismi e sifilide.
Accanto ai contenitori in legno, nella spezieria, si possono notare numerosi contenitori in ceramica. Gli orciuoli erano boccali dotati di beccuccio, utilizzati per contenere sciroppi, unguenti ed altre sostanze oleose; questi contenitori riportano scritte che indicano la sostanza contenuta. Più antico, come ideazione ed utilizzo, era l’albarello, che conteneva, invece confetture e medicamenti pastosi. Gran parte dei vasi esposti sono copie degli originali, realizzate dalla Ceramiche l’Odissea di Faenza.
Menzione particolare va fatta al mortaio creato in bronzo fuso, per la fondazione della spezieria nel 1552, come si evince dall’iscrizione; altri mortai sono custoditi nella farmacia, il materiale di cui sono costituiti era scelto in base alla necessità di assolvere a diverse operazioni. Quelli in ferro e bronzo erano utilizzati per trattare droghe, mentre il marmo e la ceramica servivano a polverizzavano sali e composti minerali.
Il bancone, utilizzato ancora oggi, è in legno di noce con un unico incastro a coda di rondine, una particolarità che suscita grande interesse e meraviglia da parte di tutti gli intenditori ed artigiani del legno. Alle estremità del bancone sono poggiati due grandi vasi in porfido, introvabile oggi, utilizzato fin dall’ antichità, per costruire le tombe dei faraoni in Egitto o di grandi personalità (basta pensare alla tomba di Napoleone a Parigi). Dei due vasi, quello più piccolo, avrebbe dovuto contenere le ceneri di Giuseppe Garibaldi e per questo venne prelevato dalla farmacia, ma poi fu’ deciso di seppellire l’Eroe dei Due Mondi a Caprera, e il vaso tornò qui.
Sebbene quella odierna non sia la disposizione originale degli arredi, è possibile comunque ammirare l’imponente armadio in noce, ai cui lati si notano due porte, con le scritte “venienti occurrite morbo” (prevenite la malattia che arriva) e “tollitur arte malum” (l’arte di togliere il male); tali porte conducevano al vecchio laboratorio. Sovrasta il mobile un dipinto attribuito ad Andrea Sacchi raffigurante la Sacra Famiglia.
Al giorno d’oggi molte di queste particolarità sono ‘nascoste’ da moderni espositori, per questo vi invitiamo a fare di persona un tuffo nel passato.
Oggi la farmacia è a conduzione familiare, da quattro generazioni, e cerca di mantenere e conservare tutto questo, senza però rinunciare alle tecnologie necessarie per assicurare un servizio al passo con i tempi.
Pertanto accanto alle vipere secche, la mirra, il sangue di drago, l’attuale laboratorio galenico, allestisce moderne preparazioni, trovando un compromesso tra la tradizione delle antiche spezierie con la attuali norme di buona preparazione.